giovedì 10 maggio 2018

L'albatro

"Spesso, per divertirsi, i marinai
catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
indolenti compagni di viaggio delle navi
in lieve corsa sugli abissi amari.
L’hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso,
pietosamente accanto a sé strascina
come fossero remi le grandi ali bianche.
Com’è fiacco e sinistro il viaggiatore alato!
E comico e brutto, lui prima così bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi imita, zoppicando, lo storpio che volava!
Il Poeta è come lui, principe delle nubi
che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
esule in terra fra gli scherni, impediscono
che cammini le sue ali di gigante."

Questa poesia fa parte della raccolta I fiori del male di Charles Baudelaire, la cui prima edizione viene pubblicata nel giugno del 1857 e subito denunciata e sottoposta a sequestro per il suo contenuto trasgressivo. Dopo il processo, Baudelaire e gli editor vengono condannati per oltraggio alla pubblica morale e al buon costume e sono costretti ad eliminare dal volume ben sei poesie per la stessa ragione. La poesia L'albatro, inserita solo nell'edizione del 1861, nella sezione Spleen et Idéal, rappresenta l'enunciazione della contraddittoria condizione esistenziale del poeta, superiore agli altri esseri umani per sensibilità e capacità di visione, ma di fatto dolorosamente emarginato dai suoi contemporanei proprio a causa della sua diversità.

Nessun commento:

Posta un commento